L’uomo e la salute

12 Mag 2021

Il concetto di uomo e di salute li ho appresi per la prima volta durante il mio corso di studi in infermieristica. Gli studi di nursing e delle scienze umanistiche introdussero nella mia mente delle conoscenze che hanno gettato le basi per la situazione alla quale sono approdata oggi.
L’infermiere professionale si prende cura della persona nella sua interezza preoccupandosi di risolvere i bisogni di base compromessi e cercando di soddisfare le necessità che possono emergere dalle singole sfere di cui è composto l’uomo e per le quali l’operatore è momentaneamente chiamato a far fronte.

Iniziai a domandarmi perché ci si ammala, e cominciai la mia ricerca. Cos’è la salute? E il suo opposto, la malattia?

Alcune definizioni tratte dai miei studi in infermieristica non erano più sufficienti.
Secondo Nancy Roper, 1976: la salute è la massima indipendenza e la possibilità per l’uomo di mettere autonomamente in atto le attività che lo caratterizzano; per lei l’uomo è un sistema aperto in costante relazione con l’ambiente che si adatta, cresce e si sviluppa tendente all’indipendenza, caratterizzato dalle attività che compie per soddisfare i suoi bisogni e raggiungere l’auto-realizzazione.
Secondo Martha Rogers, infermiera americana (1970), la salute è la risultante di un’armoniosa e dinamica interazione tra l’uomo e l’ambiente, salute e malattia sono l’espressione del processo della vita. L’uomo è un insieme unico e manifesta caratteristiche che sono qualcosa di più e di diverso dalle singole parti; uomo e ambiente scambiano in continuo materia e energia; il processo vitale evolve irreversibilmente e uni-direzionalmente lungo lo spazio e il tempo; l’uomo ha la capacità di astrazione e di immaginazione, dal linguaggio al pensiero, dalla sensazione all’emozione. Questa teoria, al termine dei miei studi (1995), era ritenuta attuale.

La Costituzione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nel 1948 definisce la salute come “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”, viene considerata un diritto e come tale si pone alla base di tutti gli altri diritti fondamentali che spettano alle persone.

Nel corso delle mie ricerche scopro che per millenni la malattia è stata considerata un fenomeno magico-religioso. Nella Grecia antica con Ippocrate si ha una medicina razionale fondata sull’osservazione. In seguito le concezioni di salute e malattia sono rimaste non scientifiche fino agli ultimi secoli. Con la nascita della medicina scientifica, alla fine del settecento, nasce il modello bio-medico in concomitanza con la nascita della società industriale; il modello bio-medico si occupa più della malattia che non della salute e delle condizioni di vita e lavorative della popolazione. Nel XX secolo si sviluppa uno specialismo per cui l’individuo si identifica con una sola “parte”, “un organo”, negando così l’individuo come persona.

Di recente, la definizione di salute dell’OMS viene definita obsoleta ed è soggetta a critiche in ambito scientifico per una serie di ragioni tra cui la connotazione utopistica.
Ad esempio, lo psicologo-psicoterapeuta Fabio Leonardi, pur riconoscendo l’importanza storica e politica della sopra citata definizione di salute, ritiene che sia una visione utopica la quale genera il grande paradosso di negare l’esistenza di ciò che vorrebbe, cioè la salute stessa. Secondo questo autore non vi è un’unica e globale concettualizzazione di salute, ma co-esistono differenti prospettive e variabili (sociali, culturali, filosofiche, etiche, soggettive, etimologiche). Inoltre, considera anche la variabile rilevabile all’interno di ogni soggetto, dato che durante il ciclo di vita individuale si possono rilevare differenti idee di salute e differenti valori connessi a queste idee. Egli ritiene che sia irrealistico cercare un’unica definizione di salute globalmente accettata perché una singola definizione non può contenere la complessità delle dimensioni di salute.

L’impresa scientifica di sezionare i sistemi viventi riducendoli a elementi sempre più piccoli ha portato a straordinari progressi, ma in questo processo l’essenza della vita e della salute è quasi sfuggita. Si è separato e quasi messo da parte quell’unico importantissimo attributo dell’organismo: la sua interconnessione sistemica.
Ricollocando questa componente vitale nell’immagine della vita, la si può ricongiungere alle acquisizioni della scienza moderna.

Nel passato la scienza ha messo a fuoco soprattutto la chimica dell’energia e dell’informazione, ma a livello di interazione molecolare. Ciò che emerge da un po’ di tempo è che la storia non finisce qui.
Lo scienziato Albert Szent-Gyorgyi (1893-1986) scrisse: “Le molecole non devono entrare in contatto per interagire. L’energia può fluire attraverso il campo elettromagnetico (…). Il campo elettromagnetico insieme all’acqua forma la matrice della vita”. Egli disse che non c’era niente di sbagliato nella biochimica o nella sua applicazione medica come farmacologica. Focalizzando la maggior parte dell’attenzione sulle reazioni molecolari si è perso di vista il resto: il ruolo degli elettroni, dei campi elettromagnetici e dei relativi processi energetici e quantistici, le proprietà dello spazio e la coscienza stessa.

Questa nuova prospettiva consente di passare dal cosiddetto materialismo scientifico all’olismo scientifico. Quest’ultimo è un mondo nuovo nel quale assume rilievo l’esperienza dell’energia, il soggetto è visto come partecipante e protagonista della realtà che abita e che si ri-configura in una ricorsività senza fine (Nicola Delladio, psicologo e psico-terapeuta). Si arriva a comprendere che l’uomo è dotato di un campo energetico-mentale-spirituale che plasma la dimensione biologica, comunica con essa e vi interagisce attraverso pensieri e emozioni.

L’olismo (dal greco, ‘la totalità, la globalità’) è una posizione teorica basata sull’idea che le proprietà di un sistema non possono essere spiegate esclusivamente tramite le sue componenti. Da un punto di vista olistico, la sommatoria funzionale delle parti è sempre maggiore/differente dalla somma delle prestazioni delle parti prese singolarmente.
Il termine ‘scienza olistica’ è stato usato come categoria per includere numerosi campi di ricerca scientifica. Questi campi, considerati potenzialmente olistici, hanno alcune caratteristiche in comune: sono multidisciplinari e incentrati sul comportamento dei sistemi complessi e riconoscono il meccanismo del feedback tra sistemi come elemento cruciale per la comprensione del loro comportamento. L’approccio si diversifica non tanto per l’oggetto dello studio, quanto per i metodi e le basi scelte per studiarlo.

Essendo un approccio generale, si può applicare a molte discipline tra cui la medicina quantica e il craniosacrale.
Ecco che, la concezione che avevo di uomo e di salute cambia completamente.
Comincio a capire la frase letta diverse volte “così nel macrocosmo come nel microcosmo”. Comincio a conoscere ‘di che pasta’ siamo fatti. Siamo fatti di un fisico, la materia, che riflette esternamente tutto ciò che arriva da altri piani, meno tangibili alcuni e del tutto invisibili altri. I meno tangibili (emozioni e pensieri) e gli invisibili (anima, spirito, campi energetici) arrivano ancor prima della forma e sono questi piani che creeranno e forgeranno e formeranno la struttura fisica (corpo).
La salute è una componente sempre presente dentro di noi, non ci abbandona mai. Siamo noi che abbiamo perso il contatto con essa per svariati motivi.

Le terapie olistiche come l’osteopatia e il craniosacrale sono un valido supporto per riportare le persone a connettersi e a contattare questo grande potenziale insito in noi.

Sono Irene. Sento profondamente mio il significato di  questo nome, che deriva dal greco Eirene, “Pace”, perchè so di trasmettere la quiete alle persone che incontro.
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